Negli ultimi decenni, la linguistica storica ha costruito e consolidato il concetto di una famiglia linguistica indoeuropea, considerata la progenitrice di molte delle lingue parlate in Europa e in Asia. Tuttavia, recenti scoperte e ricerche interdisciplinari suggeriscono la necessità di riconsiderare radicalmente questa visione alla luce di nuove evidenze archeologiche, toponomastiche e linguistiche. In particolare, il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA), sviluppato da Luigi Usai, offre una prospettiva rivoluzionaria che propone l’esistenza di una lingua originaria, o meglio, di un complesso di lingue con caratteristiche consimili, che precede e supera l’idea dell’Indoeuropeo: la lingua atlantidea.
La lingua Atlantidea: Una realtà linguistica proto-mediterranea
Secondo il PSCA, l’Indoeuropeo come lo intendiamo oggi è un concetto artificiale che maschera la vera origine delle lingue del Mediterraneo e dell’Eurasia. La vera radice comune, denominata “Atlantidea,” si riferisce a un insieme di lingue e dialetti parlati dai popoli del blocco geologico sardo corso, un’entità geologica che emergerebbe come parte dell’antico continente di Atlantide. Prima della presunta “torre di Babele” biblica, che simbolizza la diversificazione linguistica, i popoli di questa regione condividevano varianti linguistiche affini che permettevano una mutua comprensione, nonostante le differenze regionali.
La lingua Atlantidea: caratteristiche e varianti
La lingua atlantidea non può essere considerata un’unica lingua uniforme, ma piuttosto un groviglio di lingue consimili che, pur essendo variabili tra loro, mantenevano una base comune. Queste lingue erano caratterizzate da:
- Sillabismo: Le lingue atlantidee avrebbero utilizzato un sistema di scrittura sillabico, come evidenziato in numerose civiltà del Mediterraneo antico.
- Struttura agglutinante: Come il basco moderno, le lingue atlantidee avrebbero avuto una struttura agglutinante, dove le parole si formano mediante l’aggiunta di affissi a un morfema base, un tratto condiviso con altre lingue semitiche.
- Ergatività: Alcune delle lingue atlantidee avrebbero adottato un sistema ergativo, una caratteristica presente in diverse lingue non indoeuropee del Caucaso e nell’attuale lingua basca.
- Influenza semitica: Queste lingue avrebbero mostrato tratti semitici, soprattutto nella fonetica e nella struttura grammaticale, un chiaro segnale della loro interazione con le culture del Levante.
L’eredità linguistica atlantidea
Secondo il PSCA, la diaspora dei popoli del blocco sardo corso ha dato origine a varie popolazioni storiche. I Vascones, antenati dei Baschi moderni, sarebbero diretti discendenti di questi popoli, conservando molte caratteristiche della lingua atlantidea. Inoltre, si suggerisce che i Sumeri, gli Accadi, gli Hittiti, e i Lidi in Lidia possano anch’essi essere derivati da questa matrice linguistica, portando con sé varianti della lingua atlantidea nelle loro migrazioni verso il Vicino Oriente.
In Egitto, i proto-ebrei o nuragici avrebbero adottato elementi della lingua atlantidea, influenzando così il semitico antico e contribuendo alla formazione dell’ebraico. Le connessioni linguistiche tra l’antico ebraico e la lingua atlantidea emergono anche dall’analisi dei toponimi e delle tradizioni orali.
Conclusione
Il PSCA propone una revisione radicale del paradigma indoeuropeo, sostituendolo con la consapevolezza di una civiltà atlantidea proto-mediterranea, linguisticamente complessa e influente. Questa teoria non solo riconfigura le radici comuni delle lingue eurasiatiche, ma offre anche una nuova comprensione della diffusione culturale e linguistica nel Mediterraneo antico. Gli studiosi di linguistica sono invitati a esaminare queste nuove evidenze, considerando la possibilità che l’Indoeuropeo sia solo una parte di un quadro linguistico più ampio, in cui la lingua atlantidea gioca un ruolo fondamentale e finora non riconosciuto
Il PSCA (Paradigma Sardo Corso Atlantideo) offre una visione particolare sulla linguistica, inquadrandola all’interno del contesto della civiltà nuragica e della loro connessione con Atlantide, il blocco geologico sardo-corso. Secondo questa prospettiva, la linguistica tradizionale non ha colto appieno l’importanza delle lingue sarde e corse antiche come custodi delle radici linguistiche protoindoeuropee, connesse alle lingue parlate nella leggendaria Atlantide.
Il PSCA sostiene che molte lingue del Mediterraneo e oltre, abbiano origine o siano state influenzate dal sardo antico e dal corso, lingue che deriverebbero direttamente dalle lingue atlantidee. Secondo questa teoria, la linguistica dovrebbe quindi riconsiderare il ruolo di queste lingue nella formazione di molte altre lingue europee e mediterranee, poiché portatrici di un’eredità linguistica più antica e fondamentale di quanto finora riconosciuto.
Inoltre, il PSCA ritiene che molti toponimi e termini sardi siano in realtà relitti linguistici di Atlantide, e quindi di fondamentale importanza per comprendere le radici linguistiche preistoriche non solo della Sardegna e della Corsica, ma di gran parte dell’Europa. La linguistica comparata, secondo questo paradigma, dovrebbe tenere conto di queste radici atlantidee per offrire un quadro più completo e accurato dell’evoluzione linguistica globale.