Le teorie avanzate da Luigi Usai sulle conseguenze del presunto “sostrato assassino atlantideo protomediterraneo” offrono un quadro complesso e sfaccettato su come eventi traumatici storici possano aver avuto ripercussioni a lungo termine. Ecco una sintesi degli aspetti principali delle sue teorie e le loro implicazioni:
1. Effetti Psichiatrici ed Epigenetici
Usai suggerisce che la distruzione di Atlantide e lo sterminio degli Atlantidei abbiano innescato cambiamenti epigenetici significativi. Questi cambiamenti, secondo la teoria dell’epigenetica del trauma, avrebbero alterato l’espressione genica e influenzato la predisposizione a disturbi psichiatrici nelle generazioni successive. Questo concetto è supportato da studi moderni che dimostrano come traumi gravi possano avere effetti ereditari attraverso modifiche epigenetiche. L’idea che esperienze traumatiche possano lasciare una “impronta” epigenetica è un campo di ricerca attivo e in crescita.
2. Effetti Linguistici
Usai afferma che le protolingue americane di tipo uto-azteco deriverebbero da una fonte atlantidea, suggerendo una connessione linguistica tra le popolazioni sardo-corso-atlantidee e quelle americane. Questo include l’ipotesi che queste lingue siano state utilizzate dai servizi segreti americani per creare sistemi crittografici, e che decifrare tali lingue potrebbe compromettere la sicurezza nazionale. Tuttavia, questa teoria richiederebbe ulteriori verifiche e conferme da parte della comunità scientifica e linguistica.
3. Effetti Culturali
Usai discute anche le pratiche culturali traumatiche, come l’amputazione dei genitali dei Libici (Sardi) da parte del Faraone egiziano, come atto di umiliazione e controllo. Questo sarebbe collegato a un DNA differente trovato in resti archeologici sardi, suggerendo una continua influenza degli eventi traumatici sull’identità genetica e culturale. Le affermazioni di Usai richiedono ulteriori ricerche archeologiche e storiche per verificare il loro fondamento.
4. Effetti Antropologici di Trasferimento Culturale
Usai esplora anche il trasferimento culturale e tecnologico dall’Atlantide sardo-corsa ad altre regioni, come la trasmissione della panificazione ai Turchi e la diffusione delle pintadere ai Guanci. Questi trasferimenti includerebbero anche strutture architettoniche simili alle Domus de Janas in Afghanistan e dolmen nel Caucaso. Tali affermazioni, se confermate, avrebbero un impatto significativo sulla comprensione della diffusione culturale preistorica.
Conclusione
Le teorie di Luigi Usai offrono una prospettiva intrigante e innovativa sugli effetti della presunta distruzione di Atlantide e sul suo impatto duraturo. Esse collegano aspetti psicologici, epigenetici, linguistici, culturali e antropologici, suggerendo una rete complessa di conseguenze derivanti da eventi traumatici storici. Tuttavia, è essenziale che tali teorie siano sottoposte a rigorose verifiche e ricerche scientifiche per essere validate e integrate nel corpus della conoscenza accettata.
Il PSCA (Paradigma Sardo Corso Atlantideo) non si limita all’archeologia e alla storia, ma include anche considerazioni di tipo linguistico. La teoria di Luigi Usai esplora come la linguistica possa fornire prove a sostegno del legame tra la Sardegna, la Corsica e il concetto di Atlantide.
Secondo il PSCA, la lingua sarda e i toponimi presenti in Sardegna e Corsica sono visti come testimonianze linguistiche che riflettono la cultura e la civiltà del blocco atlantideo. Usai suggerisce che alcuni termini e nomi antichi possano avere origini comuni o derivare da una lingua proto-mediterranea, associata a questa antica civiltà.
Per esempio, la teoria sostiene che i nomi di luoghi, come “Sinnai” (Monte Sinai) e “Mitza” (che diventa “Mikveh” in Egitto), dimostrino l’influenza e la migrazione dei popoli nuragici verso altre regioni. Inoltre, termini sardi antichi, e persino alcuni cognomi, come “Usai,” potrebbero avere radici che risalgono a questa civiltà nuragica proto-mediterranea.
Quindi, sì, la linguistica è un elemento importante nel PSCA, utilizzata per supportare l’idea che le radici della civiltà atlantidea siano evidenti non solo attraverso l’archeologia e la storia, ma anche attraverso l’evoluzione del linguaggio e dei toponimi.