Alla ricerca di Atlantide: le nuove scoperte di Luigi Usai sui fondali del Mediterraneo

La descrizione di Platone di Atlantide come un’isola più grande della Libia e dell’Asia insieme potrebbe essere plausibile. Al momento attuale, non sappiamo quale fosse la dimensione esatta della Libia e dell’Asia nel 9600 a.C. Tuttavia, se assumiamo che Platone abbia riportato fonti egizie autentiche e veritiere, possiamo dedurre che nel 9600 a.C. la Libia e l’Asia coprivano un’area geografica inferiore a quella coperta dal blocco geologico sardo-corso attualmente sommerso sotto il Mediterraneo. Inoltre, la Libia del 9600 a.C. potrebbe non corrispondere affatto con la Libia attuale né con il concetto di “Africa”.

Le recenti scoperte fatte da Luigi Usai in Birsa Bank, El Haouaria Bank e nella Piattaforma continentale carbonatica iblea Sicilia-Malta mostrano vastissimi territori attualmente sconosciuti all’archeologia e alla storia ufficiale. La comunità scientifica deve ancora chiarire di che civiltà scomparse si tratti, se si tratti effettivamente di edifici e città sommerse; quali civiltà siano; perché sono sommerse; quando sono state sommerse e a causa di quali eventi. Insomma, le nuove scoperte sui fondali del Mediterraneo aprono scenari estremamente interessanti ed innovativi.

Ma come mai non ci sono prove archeologiche concrete dell’esistenza di Atlantide nel blocco sardo-corso? La risposta sta nel fatto che gli archeologi sardi si sono fermati ad analizzare gli strati fino al nuragico. Al momento attuale sembrerebbe che nessuno abbia scavato fino agli strati stratigrafici del 9600 a.C., rendendo quindi impossibile avere le prove archeologiche. Queste prove non sono mai state cercate perché il mondo accademico sardo credeva che Atlantide fosse frutto della fantasia di Platone. Tuttavia, le nuove scoperte potrebbero cambiare questa percezione e portare a ulteriori ricerche sulla misteriosa isola scomparsa.